"Fare educazione linguistica" Balboni (2008) - Dagli anni '80 alla Legge Gelmini

  • Riforma Falcucci della scuola elementare

    Introduce l’insegnamento delle lingue straniere dalla terza classe della scuola di primo grado.
  • «Piani di studio» della Commissione Brocca per la scuola superiore

    Sono emanati dal Ministro Misasi ma portano il nome del Sottosegretario Brocca: sono la continuazione ideale dei programmi della scuola media del 1979 e la commissione che li redige è in parte composta dalle stesse persone; sono programmi dettagliati e innovativi che possono
    essere adottati in alternativa a quelli ufficiali sia nelle scuole sperimentali sia nelle scuole tradizionali che ne facciano richiesta.
  • «Orientamenti» per la scuola materna

    Non sono «programmi» in quanto la scuola materna non è obbligatoria e solo in minima parte è statale; individuano l’educazione linguistica come uno degli assi portanti dello sviluppo cognitivo, non solo sociale.
    (modificati nel 2002 e 2007)
  • Period: to

    Progetti o Piani nazionali e regionali

    Si tratta di progetti, seguiti di solito da «ispettori», promotori/controllori dell’innovazione didattica, e tra i più innovativi troviamo: i Progetti «Erica» e «Igea», che mirano al miglioramento e all’ampliamento dello studio delle lingue straniere negli istituti commerciali e turistici; il progetto «Comenius», che promuove l’uso dell’informatica nell’insegnamento delle lingue, e il progetto «ALI» per l’accoglienza degli immigrati e l’insegnamento dell’italiano L2.
  • Riforma Berlinguer

    Inizia il suo iter nel 1997, ma si arriverà alla formalizzazione solo nel
    2000, quando il ministro è De Mauro; l’applicazione è prevista per il
    2001, ma il Ministro Moratti la rallenta e nel 2003 la cassa; quanto all’educazione linguistica, non produce effetti in quanto non vengono mai realizzati i programmi.
  • Progetto Lingue 2000

    Dà una prima risposta sia all’obbligo di insegnamento di due lingue comunitarie, sancito dal Trattato di Maastricht all’art. 126, sia alla politica dell’UE a sostegno delle lingue; nel triennio della sua azione si dimostra estremamente efficace nell’aggiornamento degli insegnanti di lingue.
  • Legge De Mauro che dà corpo all’art. 6 della Costituzione

    «In armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e
    internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo»: tutte le lingue minoritarie entrano finalmente nella realtà giuridica dello Stato italiano.
  • Attivazione delle SSIS

    Istituite sulla base di una legge del 1990 disattesa per un decennio, le SSIS segnano la nuova via alla formazione e al reclutamento degli insegnanti, mobilitano centinaia di scuole convenzionate e di supervisori di tirocinio – ma vengono abolite de jure nel 2003 dal Ministro Moratti e de facto nel 2008 dal Ministro Gelmini, che rifiuta anche il riconoscimento dei corsi per la formazione di docenti di cinese, arabo, rumeno, italiano L2 istituiti nel 2007 dal Ministro dell’Università Mussi.
  • Progetto di formazione dei docenti di italiano come L2

    Si tratta di corsi, basati sulla ricerca-azione, che coinvolgono 14 università nella preparazione dei materiali di formazione dei docenti. Per la prima
    volta, vedono anche la realizzazione di un corso nazionale on line;
    sospeso nel 2001, dopo l’avvento del Ministro Moratti, il progetto riprende in maniera rinnovata nel 2003, coinvolgendo 21 università e tutte le regioni per iniziare operativamente nel 2004: sono stati formati oltre mille docenti, ma il Ministro Gelmini non ha riattivato i corsi.
  • Riforma Moratti

    Viene approvata nel 2003 e si sostanzia, nel 2004, nei programmi della Commissione Bertagna: sono programmi pensati con una logica meramente pedagogica e ignorano gran parte della ricerca glottodidattica degli ultimi decenni. Gli insegnanti, facendosi forza sulla legge che garantisce l’autonomia, continuano a usare i vecchi programmi o quanto proposto dai progetti regionali.
  • Progetto di formazione in inglese per i maestri elementari

    La Riforma Moratti prevede l’insegnamento della sola lingua inglese
    fin dal primo anno nelle scuole primarie, con un orario irrisorio e con l’opzione per l’insegnante specializzato, non specialista: dunque, si stipulano convenzioni con decine di Centri Linguistici universitari che devono certificare il raggiungimento del livello B1 da parte di insegnanti che seguono corsi organizzati dagli Uffici Scolastici Regionali.
  • L’«Osservatorio» De Torre

    Rappresenta un «Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale», composto paritariamente da studiosi e da funzionari ministeriali e definisce le linee ufficiali del MPI, approvate nel 2007, per l’integrazione degli immigrati: queste indicazioni includono l’insegnamento dell’italiano L2 e, per la prima volta, il mantenimento delle lingue d’origine degli studenti non italiani.
  • Riforma Mussi

    Non riguarda la scuola ma l’università: introduce l’obbligo per tutti gli
    studenti universitari di qualsiasi facoltà di ottenere un’idoneità di livello
    B1 in lingua inglese; la norma è destinata ad avere una pesante
    ricaduta sulla scelta della lingua straniere alle medie e superiori, a scapito delle lingue diverse dall’inglese, e sulla diffusione delle certificazioni di inglese nelle scuole superiori in quanto generalmente le università poi le riconoscono come crediti acquisiti.
  • Riforma Gelmini

    Come la Riforma Gentile, non si tratta di un atto organico ma di un
    mosaico di decreti, leggi, direttive su vari temi: riduce da 16 a 14 anni l’obbligo scolastico; istituisce il maestro unico nella scuola primaria; toglie l’obbligo dello studio della seconda lingua straniera nella scuola media: è possibile seguire cinque ore settimanali di inglese anziché tre di inglese e due di una seconda lingua straniera per cui l’educazione linguistica, nel suo complesso, viene a perdere una componente.